Cito qualche riga di un articolo di Rolling Stones, che fa figo. A pagina quarantuno si parla di cosa possa aver caratterizzato il panorama musicale degli anni dal duemila in poi.
Cos'è nato di veramente nuovo e che non è una sotto-branca di qualche genere precedente: niente in realtà. Ma non è questo il punto. La frase bella è questa: "L'eccesso di musica potrebbe essere l'aspetto significativo che definisce gli Anni Zero" punto. Wow, mi sono detto. E' proprio così.
Le orecchie vomitano musica, anche cattiva, ma soprattutto buona. Il fare musica oramai è una cosa alla portata di tutti, magari rispetto ad un tempo a mancare sarà l'originalità del prodotto, ma non la qualità tecnica. E' il tempo che scorre il problema, parcheggiamo con l'auto vicino al microfono, diciamo cosa vogliamo, et voilà, abbiamo la nostra fast-music. Tutto troppo veloce, come possiamo pretendere che il prodotto sia grande se l'artista è costretto ad avere una gestazione da animale, veloce e con un'innumerevole cucciolata, troppi da seguire individualmente con la giusta attenzione...
E la stessa cosa vale per il mondo dell'arte, c'è troppa, troppa roba buona. Siamo iper-eccitati, iper-stuzzicati! Ho troppi programmi da imparare, troppe tecniche, troppi blog da seguire, ti giri e arriva a tutto gas, rombando, un bellissimo libro illustrato, vai al cinema ed hai un'illuminazione, leggi e alè; per non parlare dei concerti; poi ci sono i grandi classici: la doccia, i movimenti meccanici (prendi il piatto e mettilo in lavastoviglie, prendine un altro, e così via), porta giù il cane, lava la maglietta, insomma... ho la testa che non si ferma mai e continua a lavorare.
Fin qui, tutto bene, tante idee, anche troppe, ma sono sempre ad un punto di partenza. Il problema è quando la cosa diventa patologica e si fa fatica ad uscirne. Quando passi più tempo a disegnare con la testa che con la mano.
Ho una crisi isterica da P.E.P.M.P.F.A.Q. (Potrei e posso ma potrei fare anche quello).
So che è un problema comune a tanti, io avevo anche capito come riuscire a vivere il mio lato artistico senza aver paura di arrivare tardi rispetto al resto del mondo, e dando la giusta dimensione alla mia fame di conoscenza, eppure ci ripiombo puntualmente. Sono stremato.
Non riesco a seguire a lungo uno stile che sia uno, non so che direzione prendere, voglio provare, sperimentare di tutto. E sarebbe una cosa positiva, se non andassi spesso a scontrarmi con una delle convinzioni più stupide che l'essere umano abbia mai generato: la convinzione che ognuno debba raggiungere il proprio stile, e che per arrivarci debba sperimentare e fare un proprio percorso. Questa terribile convinzione è fonte di una sicura infelicità per chi, come me ad esempio, cerca la propria strada.
Perchè in realtà noi ci siamo già sulla nostra strada. Noi siamo già, "arrivati". Credo che l'essere umano sia un individuo fatto di mille sfumature, uno stile oggi, uno stile domani, perchè dovrei essere coerente? Chi lo dice che la coerenza è cosa buona? La coerenza al contrario, secondo me è noia. Tutto il resto sono solo cazzate, spero di riuscire a spiegarmi. Si rischia di vivere in apnea in attesa di quell'aria che arriverà in un futuro lontano. Di non vivere la propria vita. Di essere costantemente frustrati.
Ma non è facile, purtroppo, sia perchè viviamo in un tempo nel quale la voglia di arrivare (non parlo di successo, ma del tutto e subito, di arrivare alla versione definitiva) è mostruosamente enorme, sia perchè veniamo crivellati di informazioni, di tutti i tipi e costantemente.
Fortunato chi ha poco, oppure chi ha pochi strumenti. E chi riesce a vivere serenamente nella propria caverna in mezzo ad una metropoli spaccatimpani.
Io non riesco ancora ad aggrapparmi a lungo al mio essere, alla mia personale essenza senza essere disturbato dalle distrazioni esterne. Dovrò trovare un modo per conviverci. Perchè se continuo così purtroppo, rischio di disegnare troppo, troppo poco.